Gestalt 

 

L'approccio gestaltico non deriva direttamente da un proprio back-ground teorico, ma si è evoluto traendo origine da un'altra prassi, la Psicanalisi, man mano che a questa venivano meno certi capisaldi teorici. La psicoterapia della Gestalt è, in un certo senso, quello che resta della Psicanalisi una volta tolto il supporto epistemologico del modello fisicalista ottocentesco, rimpiazzato da Frederick Perls con la Psicologia della Gestalt, l'Esistenzialismo e la Fenomenologia.

Se nel pensiero freudiano possono essere considerati elementi centrali l'interpretazione dei sogni e l'elaborazione del transfert e della coazione a ripetere, ugualmente nella psicoterapia della Gestalt si procede elaborando i sogni, il rapporto fra paziente e terapeuta ed i comportamenti ripetitivi: i componenti che vengono considerati alla base del disturbo psichico sono, quindi, gli stessi che aveva identificato Freud, ed anche le vie di approccio sono le stesse. Cambia invece radicalmente il metodo, perché cambia nell'ottica di Perls il senso di questi fenomeni: il transfert nella psicoterapia della Gestalt risulta un'assenza di contatto piuttosto che una proiezione, i comportamenti che si ripetono invece di un meccanismo senza scopo diventano tentativi di chiudere una situazione rimasta incompiuta per un motivo o per un altro, e soprattutto l'elaborazione del sogno viene considerata un'occasione di sperimentare altre parti di sé piuttosto che una scoperta del rimosso.

Viene ricondotta alla Psicologia della Gestalt la teoria secondo la quale il nostro campo percettivo si organizza sotto forma di insiemi strutturati e significativi. La totalità non si riduce alla somma delle parti in quanto, ad esempio, un viso, non è solo la somma degli stimoli percepiti, ma ha una struttura ed un significato. Una parte trae delle specifiche proprietà a seconda della sua collocazione e della sua funzione: un grido emesso durante un gioco è diverso da quello emesso al buio di una strada deserta, oppure trovarsi nudi sotto la doccia non è come esserlo in una pubblica via. 

Per comprendere un comportamento serve uno sguardo allargato.

La Terapia della Gestalt mira non alla “guarigione” dalla malattia, ma allo sviluppo ed al mantenimento dello stato di “salute”, inteso come benessere fisico, mentale e sociale. Le terapie che hanno come obiettivo la guarigione fanno implicitamente riferimento ad uno stato di normalità, mentre quella gestaltica valorizza la diversità, contro ogni tentativo normalizzatore centrato sull'adattamento sociale.

L'elaborazione della pratica gestaltica trova i suoi fondamenti soprattutto in Fritz Perls, psicoanalista ebreo di origine tedesca. La concezione di tale pratica può essere collocata intorno agli anni '40 nell'Africa del Sud, ma la sua nascita ufficiale è stata stabilita nel 1951 a New York.

La genialità di Perls e dei suoi collaboratori, soprattutto Laura Perls e Paul Goodman, consiste nell'aver elaborato una sintesi coerente fra più correnti filosofiche, metodologiche e terapeutiche, sia europee che americane che orientali.

Nella terapia gestaltica, l'attenzione è rivolta soprattutto sulla presa di coscienza dell'esperienza attuale, il qui-e-ora (inglobando l'insorgere di un vissuto arcaico), restituendo dignità al sentito emozionale e corporeo, censurato dalla cultura. Dunque, sviluppa una prospettiva unificatrice dell'essere umano, integrandone le dimensioni sensoriali, affettive, intellettuali, sociali e spirituali.

Favorisce un contatto autentico con se stessi e con gli altri, un adattamento creativo dell'organismo all'ambiente, unitamente ad una presa di coscienza dei meccanismi interiori che portano a comportamenti ripetitivi. Evidenzia i processi di interruzione nel ciclo di gratificazione dei bisogni, smascherando evitamenti, meccanismi di difesa, paure, inibizioni ed illusioni. Non mira solamente a spiegare le origini della difficoltà, bensì a sperimentare nuove soluzioni, suggerendo di percepire "il come" dell'esperienza, piuttosto che comprenderne i suoi perché.

La persona lavora al ritmo ed al livello che sente più adatti, a seconda di ciò che emerge in lei in un dato momento, sia che si tratti di percezione od emozione attuale, che di reviviscenza di situazione passata non risolta o incompiuta o di prospettiva incerta per il futuro. Integra e combina tecniche verbali e non verbali (il risveglio sensoriale, il lavoro sull'energia, la respirazione, il corpo e la voce, l'espressione dell'emozione, i sogni, la creatività, ecc).

Privilegia la sperimentazione per ampliare il proprio vissuto e, perciò, la propria libertà di scelta, sfuggendo quindi al determinismo del passato nonché ai condizionamenti ambientali, senza per questo negare il peso dell'ereditarietà o le esperienze della prima infanzia e senza minimizzare la pressione culturale esercitata dall'ambiente sociale, ma ricercando piuttosto una coerenza interna del proprio essere al mondo e del proprio personale stile di vita nella sua originalità.

Spinge innanzitutto a conoscere ed accettare se stessi per ciò che si è, senza sentire il bisogno di dover cambiare per conformarsi ad un modello di riferimento.

 

P. QUATTRINI, Fenomenologia dell'esperienza,  Milano, Zephyro Ed., 2007.

S. GINGER, A. GINGER, LA GESTALT terapia del con-tatto emotivo,  Roma, Edizioni Mediterranee, 1990.